storie, racconti e altro

 

Una riflessione a metà del cammino

di Simona Panfili

 

Festa della mamma – istruzioni non incluse (versione smart working)

Arriva puntuale, come ogni anno: la Festa della Mamma. Quel giorno in cui si ricordano che, oltre a essere quella che firma i permessi, cucina cose che “non sanno di verdura” e trova tutto (“Maaa’, dov’è il caricabatterie?!?”), sei anche una persona. Una donna vera, che lavora – talvolta da casa – in quello strano universo chiamato smart working, che di "smart" ha ben poco.

Lo smart working, già. Quella meravigliosa invenzione che ti fa lavorare in pigiama, con Zoom aperto, mentre metti su l’acqua per la pasta e cerchi di non urlare perché tua figlia ha appena deciso di fare colazione alle 12:43 con tre fette di pancarré e una discussione esistenziale sulla scuola inutile. E mentre tu cerchi di spiegare all'utente per la settima volta che "la sua richiesta è già stata prenotata", in sottofondo parte l’aspirapolvere automatico che si incastra sul tappeto e urla come se fosse vivo.

Nel frattempo, tuo marito passa dietro alla videocall con la maglietta scolorita (quella che doveva buttare) e un commento geniale tipo: “Cosa prepariamo per pranzo?”, dimenticando che il tuo ufficio è attualmente la cucina. E tu? Sorridi. Come sempre.

Perché essere mamma a questa età, con due adolescenti in fase "so tutto io", un lavoro da remoto che si infiltra in ogni angolo della casa, e una casa che più che casa è un coworking non pagato, è una vera impresa. Ma un’impresa che – non si sa bene come – porti avanti ogni giorno. Con ironia, caffè (freddo), e un talento acrobatico nel passare dalla impiegata impeccabile alla risolutrice di drammi adolescenziali in meno di tre secondi.

La festa della mamma, allora, è questo: un giorno per riderci su. Per ricevere un messaggio sul telefono mentre sei in call (“Auguri, mamma 💖”), e magari anche un abbraccio goffo ma vero. E per dirti, in mezzo al caos: "Brava. Ce la stai facendo. A modo tuo, ma ce la fai."

Fine