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Il segreto dell'isola di vetro

Capitolo 14

Il sole filtrava pigro attraverso le tende spesse della villa. La tensione dei giorni precedenti sembrava essersi cristallizzata nell’aria, sospesa come polvere in controluce.

Aurora sedeva nella biblioteca con un vecchio quaderno davanti a sé, cercando di collegare gli indizi frammentari che avevano raccolto. Leonardo era uscito da poco per ispezionare il parco, mentre Riccardo, che sembrava non volerle dare tregua, la raggiunse senza far rumore.

Si appoggiò al tavolo, troppo vicino.

"Stai sempre a tormentarti," disse con voce bassa, quasi intima. "Dovresti concederti una pausa, Aurora."

Lei sollevò lo sguardo, cogliendo nei suoi occhi una luce che la mise a disagio. Riccardo allungò una mano verso di lei, sfiorandole le dita.

Aurora ritrasse la mano con fermezza.

"No, Riccardo," disse, la voce ferma. "Non è questo il momento."

Per un istante, vide un lampo di irritazione attraversargli il volto. 

"Capisco," mormorò, facendo un passo indietro. 

Dall'entrata della biblioteca, Leonardo aveva visto tutto. Aveva assistito al tentativo maldestro e al rifiuto.
Si avvicinò a grandi passi, il suo corpo emanava una tensione difficile da ignorare.

"Va tutto bene?" chiese diretto, con gli occhi fissi su Aurora.

Lei annuì. "Sì. Stavo solo… parlando con Riccardo."

Leonardo non si voltò nemmeno verso l'altro uomo. "Credo che abbiamo cose più importanti da fare che chiacchierare." La sua voce era gelida.

Riccardo strinse la mascella, ma non replicò. Salutò con un cenno e si allontanò.

Aurora abbassò lo sguardo sulle carte, ma Leonardo non si mosse. 

Dopo un attimo di silenzio, Aurora sussurrò: "Leonardo… qualcosa non torna. Riccardo sa di più, lo sento. Non è solo il suo comportamento… È come se temesse qualcosa."

Leonardo si accosciò accanto a lei, abbassando la voce fino a un sussurro. "L’ho visto ieri sera. Era fuori, nel bosco, parlava al telefono. Era agitato. Non appena mi ha visto, ha chiuso la chiamata."

Aurora lo guardò, turbata. "E perché non mi hai detto nulla?"

"Perché volevo esserne sicuro," ammise. "E perché… ho la sensazione che non sia solo Riccardo a guardarci. C’è qualcun altro."

Leonardo la guidò verso la finestra più grande della biblioteca.

"Guarda," indicò, abbassando la voce.

Tra le siepi fitte e ordinate, un bagliore improvviso: un riflesso, come di lenti di un binocolo.

Qualcuno li stava spiando.

Aurora sussultò.

Leonardo le posò una mano leggera sulla schiena. "Dobbiamo scoprire chi è, prima che lo faccia lui."

La sera calò sulla villa, le ombre si allungavano come dita curiose sui muri.

Aurora e Leonardo avevano passato il pomeriggio a preparare, al meglio delle loro capacità di inesperti, una trappola con la speranza che avrebbe potuto funzionare: avrebbero finto di lasciare la villa incustodita, dando l'impressione di essere lontani.

Avevano spento quasi tutte le luci, lasciato porte socchiuse e abbandonato volutamente una finestra del piano terra leggermente aperta.

Adesso erano nascosti in una delle stanze più interne, una piccola biblioteca secondaria, in silenzio, nel buio fianco a fianco. Leonardo, seduto sul pavimento accanto a lei, aveva lo sguardo concentrato verso la porta socchiusa, ma ogni tanto il suo sguardo si perdeva su Aurora.

Il silenzio si prolungò.

Aurora si riscosse da un pensiero e lo guardò. "E se fosse qualcuno che conosciamo?" bisbigliò.

Leonardo si voltò, incontrando i suoi occhi. "Non mi sorprenderebbe. Qui, fidarsi è diventato un lusso."

Si guardarono a lungo.
Aurora deglutì, incerta. Poi, senza pensare, allungò una mano e gli sfiorò la guancia.

Leonardo chiuse gli occhi un istante a quel tocco. 

"Sei l'unica cosa vera in questo posto," mormorò.

Aurora sentì il cuore perdere un battito. Lui si avvicinò lentamente e lei non si ritrasse.

Le loro labbra si sfiorarono in un bacio lento, profondo, un sentimento che cresceva senza bisogno di parole.

Un rumore improvviso li fece sobbalzare: un cigolio, un passo furtivo proprio vicino alla finestra aperta.

Leonardo si irrigidì. Senza fare rumore, si alzò e tese l'orecchio. Aurora lo seguì, stringendosi a lui.

Dalla fessura della porta poterono vedere una figura muoversi nell'oscurità. Un'ombra che si intrufolava all'interno, lenta e guardinga.

Leonardo strinse i pugni. Non poteva ancora distinguere il volto, ma il modo in cui quella figura si muoveva era familiare.

Aurora trattenne il respiro mentre osservava l'ombra avanzare lenta verso il centro del salone. La figura si guardava attorno nervosamente.

Leonardo le fece cenno di rimanere dietro di lui. Si mosse con cautela avvicinandosi al corridoio che dava sul salone. Aurora seguì il suo movimento.

Quando furono abbastanza vicini, Leonardo tese una mano e accese all'improvviso una lampada.

La figura si immobilizzò sotto il cono di luce.

Aurora sgranò gli occhi. Non era uno sconosciuto.

Era Tommaso, uno dei giardinieri della villa. Un ragazzo dall'aria innocua che si occupava delle serre e dei fiori, sempre cortese, sempre nell'ombra.

"Tommaso?" esclamò Aurora, incapace di mascherare la sorpresa.

Il ragazzo sbiancò. Le mani tremanti cercarono di nascondere qualcosa nella tasca del giubbotto, ma Leonardo fu più veloce. In due passi gli fu addosso e gli afferrò il braccio, estraendo un mazzo di chiavi.

Aurora lo riconobbe subito: erano le chiavi di tutte le stanze della villa.

"Spiegati," ringhiò Leonardo, stringendo il polso del ragazzo.

Tommaso deglutì, sudato. "Io… io non volevo farvi del male. Mi hanno pagato solo per osservare. Per riferire i vostri movimenti. Niente di più."

Aurora avanzò, la voce tremante. "Chi ti ha pagato?"

Tommaso esitò. Il terrore si dipinse sul suo volto. "Non posso dirlo. Mi hanno minacciato."

Leonardo lo scrollò, furioso. "Chi, Tommaso?"

Il ragazzo chiuse gli occhi, disperato. "Un uomo… si fa chiamare Marcello. Non so il suo vero nome. Dice di sapere cose sulla famiglia, segreti che non devono venire alla luce."

Aurora si scambiò un’occhiata con Leonardo.

Marcello. Un altro nome. Un'altra ombra.

Ma prima che potessero incalzarlo oltre, un rumore alle loro spalle li fece voltare di scatto.

Riccardo era apparso sulla soglia.

Il suo sguardo si posò prima su Tommaso, poi su Leonardo e Aurora. Non sembrava sorpreso. Anzi, un'ombra di disappunto passò nei suoi occhi.

"Ve l'avevo detto," disse semplicemente. "Qualcuno non voleva che continuaste a scavare."

Aurora si irrigidì. C'era qualcosa nel tono di Riccardo che non le piacque.

Leonardo incrociò le braccia sul petto. "Tu sapevi di lui?"

Riccardo non rispose. Il suo silenzio era eloquente.

Aurora si rese conto che Riccardo sapeva molto di più. E forse, Marcello non era del tutto estraneo nemmeno a lui.

Il pomeriggio seguente Aurora camminava lungo il portico, stringendosi la giacca attorno al corpo. 

Leonardo era appena rientrato da un colloquio in paese con l’avvocato di famiglia, mentre Riccardo si era attardato in salotto.

Fu allora che Aurora incrociò Piero.

L'anziano domestico negli ultimi tempi aveva sostituito Carlo. Piero aveva servito la famiglia di Leonardo per più di trent'anni. Portava con sé un'aria discreta, quasi invisibile.

"Signorina," mormorò, inclinando leggermente il capo in un saluto rispettoso.

Aurora ricambiò il gesto, ma notò che Piero esitava, come se avesse qualcosa da dire.

"Qualcosa non va?" chiese, avvicinandosi.

Piero si guardò intorno, abbassando la voce. "Dovrebbe stare attenta, signorina. Non tutti qui dentro sono chi sembrano."

Aurora sussultò. "Piero… cosa intende?"

L'uomo fece un passo indietro. "Carlo... prima dell'incidente… aveva scoperto qualcosa. Qualcosa di molto brutto. Ma non voleva parlarne." poi si allontanò senza aggiungere altro.

Quella sera, Riccardo cercò Aurora nella sala lettura. L’atmosfera era soffusa, le luci basse, il crepitio di un piccolo fuoco nel camino.

"Posso?" chiese, accennando alla poltrona accanto a lei.

Aurora esitò, poi annuì. Riccardo si sedette e la fissò intensamente.

"Non voglio che tu abbia paura," disse, abbassando il tono della voce fino a renderlo quasi un sussurro. "Non sei sola, Aurora."

Lei abbassò lo sguardo, ma Riccardo le prese la mano, intrecciando le dita alle sue.

"Aurora… io ci tengo a te. Più di quanto forse dovrei."

Lei si ritrasse, sfilando la mano dalla sua presa. 

Riccardo la fissò per un istante, il messaggio era chiaro, poi si alzò bruscamente e uscì senza dire altro.

Più tardi, Aurora si rifugiò nel giardino sul retro, cercando di riprendersi dall’imbarazzo. Leonardo la raggiunse senza farsi annunciare.

"Stai bene?" chiese, prendendole il viso tra le mani, come temendo che potesse sfuggirgli.

Aurora annuì, ma quando lui le si avvicinò, il suo coraggio vacillò. Leonardo la strinse forte contro di sé.

Lei chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quell'abbraccio. Per la prima volta dopo giorni di incertezza, si sentì al sicuro.

Il sole faceva capolino attraverso le tende del salone. Aurora, dopo aver raccontato a Leonardo dell'incontro con Piero nel portico, sedeva accanto a lui sul divano, entrambi persi nei loro pensieri.

«Carlo non è tornato, e non tornerà,» disse Leonardo, spezzando il silenzio. 

Aurora annuì. «Eppure… qualcosa non torna. Se Carlo voleva solo impedirci di scoprire la verità sulla relazione tra Maddalena e il suo antenato, perché continuare ad agire anche dopo la sua caduta?»

Leonardo tamburellò con le dita sul bracciolo del divano. «Perché non era da solo. Qualcun altro tira le fila.»

Aurora si voltò a guardarlo. «Riccardo?»

Leonardo sospirò. «Forse. Sappiamo già che aveva contatti con Carlo. Eppure…»

«Eppure non sembra l’unico,» completò Aurora. «C’è qualcosa di più grande in gioco. Qualcuno che teme quello che potremmo scoprire.»

Leonardo annuì. «E non riguarda solo una storia d'amore proibita. Riguarda il sangue. Un'eredità.»

Aurora si strinse nelle spalle. «E Maddalena voleva avvertirci. Ce l’ha detto. "La verità è nascosta dietro il sangue."»