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Il messaggio di Caramella

Parte quinta

Sabrina aprì la porta di tutta fretta, seguita da Carlo e Marta, che stavano spegnendo l’ultima luce dell’ingresso e cercando al volo un ombrello.

All’improvviso la bambina si fermò, si chinò e raccolse qualcosa da terra.
«Guarda papà! Era sull’uscio! Cosa sarà?»

Carlo la raggiunse, curioso.
«Non ne ho idea, bambina mia. Apriamola insieme.»

Nella piccola mano di Sabrina c’era una busta decorata con stelline dorate e palline rosse. Sembrava proprio una lettera di Natale.
Carlo l’aprì con cautela, e dentro trovò un cartoncino rosso ripiegato a metà.

Appena lo spiegò, accadde qualcosa di sorprendente.

Dal cartoncino si proiettò una luce morbida, e comparve davanti a loro l’immagine viva di una folletta. Aveva i capelli corti, rosso mogano, le orecchie a punta e un cappello di Natale che le scivolava sulla spalla con un grande pompon bianco. Le gote erano rosse come mele invernali e gli occhi azzurri, luminosi.

«Ciao Sabrina!» disse la folletta, sorridendo. «Sono Caramella, l’aiutante di Babbo Natale! So che sarai sveglia a quest’ora, per questo ti ho inviato questo messaggio speciale. Ti sarai accorta che i regali non sono stati consegnati questa notte…»

La voce della folletta si fece più seria.
«Abbiamo ricevuto una richiesta d’aiuto da Babbo Natale. La sua slitta si è guastata e ha dovuto atterrare nei boschi, proprio vicino a voi. Non ti preoccupare, ha trovato riparo per la notte in una baita a est del fiume. Lui, le renne e i regali stanno bene.
Ma ha bisogno d’aiuto per riparare la slitta e consegnare i doni in tempo. Ti chiede di portare tutti, ma proprio tutti, domani mattina nel luogo che trovi qui sotto. Chiedi aiuto ai tuoi genitori, so che sapranno come fare!
Grazie, Sabrina. Babbo Natale conta su di te!»

Con un ultimo sorriso e un cenno della mano, Caramella si dissolse come nebbia al sole.
Sul cartoncino rimasero impresse soltanto le coordinate luminose del luogo indicato.

Sabrina rimase a bocca aperta.
«Papà, dov’è questo posto? Possiamo andarci?»

Carlo la guardò, con un sorriso tra il sorpreso e il divertito.
«Direi che corrisponde all’area picnic dove andiamo d’estate, quando fa caldo. La baita di cui parla deve essere quella di Franco.»

«Gli avrà dato di certo riparo,» aggiunse Marta, sorridendo. «Ha sempre il broncio, ma è un brav’uomo. D’accordo, ora a dormire, che è tardi. Domani ci aspetta una bella passeggiata nei boschi!»

Marta rideva mentre si toglieva il cappotto, e Sabrina capì dal tono che la loro “passeggiata” sarebbe stata tutt’altro che una semplice gita.

La mattina dopo, era Natale.
Tutti gli abitanti di Lumia si erano riuniti per la messa del giorno.

Carlo, osservando la folla, pensò che non ci fosse modo migliore di avvisare tutti che chiedere al parroco di dare l’annuncio.

E così, al termine della funzione, il sacerdote comunicò la notizia:
«Babbo Natale ha bisogno del nostro aiuto! Raduniamoci subito nel salone parrocchiale.»

Nel giro di pochi minuti, la chiesa si svuotò.
Carlo prese la parola, calmo e deciso.

«Chi ha una slitta, la metta a disposizione per bambini e anziani. Le signore, se possono, preparino bevande calde e tante coperte. I signori, invece, portino attrezzi: dobbiamo aiutarlo a sistemare la slitta!»

Sabrina lo guardava con orgoglio.
Il suo papà era davvero un grande organizzatore — e un eroe, proprio come Babbo Natale.

Nel giro di un’ora, il piccolo villaggio di Lumia era pronto a partire.