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Il segreto dell'isola di vetro
Capitolo 18
La luce del pomeriggio filtrava dalle finestre alte della biblioteca, disegnando lame dorate sulle scaffalature cariche di volumi antichi. Aurora teneva tra le mani il certificato ingiallito: la pergamena era fragile, odorava di polvere e di tempo. Le lettere, vergate con un inchiostro ormai sbiadito, restituivano la storia di un amore che aveva sfidato secoli di silenzi.
«Maddalena de’ Medici...» mormorò, quasi temendo che pronunciare quel nome ad alta voce potesse spezzare l’incanto. «E Giacomo... erano sposati. Questo documento lo prova.»
Le dita le tremavano, come se stringessero non un foglio ma un filo invisibile che la collegava direttamente al passato.
Leonardo, al suo fianco, prese il certificato con delicatezza. Lo osservò attentamente con il sopracciglio corrugato mentre seguiva con lo sguardo le linee di scrittura elegante. «1485... il sigillo del notaio sembra autentico. Non è un falso.» .
Aurora si sedette sul divano in velluto scuro, respirando a fondo. Il cuore le batteva all’impazzata, come se avesse trovato un tassello atteso da troppo tempo. «Allora non era soltanto un amore clandestino. Erano marito e moglie. Legittimi.»
«Eppure,» aggiunse Leonardo con tono più grave, «se fosse stato riconosciuto allora, il destino della famiglia e dell’intera isola avrebbe preso un’altra piega.»
Leonardo era seduto al tavolo della biblioteca, con davanti a sé il plico ritrovato tra le carte nella casa di pietra e lo stava sfogliando distrattamente. Tra vecchi atti e lettere notarili, aveva notato un piccolo plico che richiamò la sua attenzione. La scrittura, quasi degli scarabocchi, erano chiaramente opera di Riccardo. Ne era certo perché lo aveva visto diverse volte appuntarsi informazioni che riteneva importanti e si era sempre chiesto come avrebbe potuto rileggere quei geroglifici quando gli sarebbero serviti.
Apparentemente era stato lasciato lì da lui durante la sua ricerca di documenti per il quadro di Maddalena.
Leonardo al suo interno trovò corrispondenza privata e appunti scritti da Riccardo stesso: indicazioni di date, nomi, legami tra il ramo collaterale della famiglia di Giacomo e alcune proprietà dimenticate. Si trattava di appunti chiaramente preparati in qualità di investigatore privato, per rintracciare i documenti utili ad un ramo laterale dei De’ Medici di cui lui non aveva conoscenza. In quel momento tutto diventò chiaro: Riccardo non stava aiutando loro, ma qualcun altro.
Un rumore improvviso li fece voltare entrambi.
Riccardo entrò senza farsi annunciare, le mani in tasca, lo sguardo vigile.
«State ancora perdendo tempo su quelle carte?» domandò con un tono ironico, che a Aurora parve quasi di disprezzo. «Io vi dico che non arriverete da nessuna parte.»
Leonardo lo squadrò, trattenendo un sospiro. «È proprio quando tutti ci dicono di smettere che vale la pena andare avanti.»
«Mi sembrate agitati. Cos’avete trovato?»
«Interessante, non trovi?» disse allora Leonardo, con un sorriso calmo. «Questi atti parlano chiaramente di un ramo collaterale… una linea rimasta nell’ombra. Non credi, Riccardo?»
Lui irrigidì le spalle. «Io? Non so nulla di queste storie.»
«Davvero?» continuò Leonardo, aprendo un fascicolo che aveva trovato poco.. Lo lasciò cadere sul tavolo con un tonfo.
«Perché allora abbiamo trovato questo tra le carte nella casa di pietra?»
Riccardo impallidì appena, serrando la mascella. L’appunto riportava frasi secche, istruzioni. E soprattutto, un nome: ramo collaterale dei de’ Medici – eredi legittimi.
«Incredibile... » Aurora era furiosa. Si alzò dal divano e si avvicinò: «Ci hai detto di lasciar perdere, ci hai ripetuto che stavamo sbagliando. Ma non era preoccupazione per noi, vero? Era paura che scoprissimo troppo. Tu non sei mai stato qui per aiutarci: sei stato mandato. Pagato perché la verità venisse a galla… ma a vantaggio di chi ti ha assoldato.»
Riccardo provò un ultimo tentativo di difesa. «Non sapete di cosa parlate. Non potete capire…»
«Oh, capiamo benissimo,» lo interruppe Leonardo, la voce fredda. «E soprattutto capiamo che hai mentito fin dall’inizio. Non ti vogliamo più tra i piedi.»
Aurora indicò la porta con un gesto netto, senza alzare la voce: «Adesso te ne vai. Subito.»
Leonardo scosse il capo, il volto diventato livido. «Riccardo… ci ha usato per trovare la verità che qualcun altro voleva emergesse.»
La sera era calata rapida sull’isola, avvolgendo la villa in una penombra inquieta.
Aurora non riusciva a staccare gli occhi dal certificato: quel pezzo di pergamena era diventato un peso e un faro insieme.
Leonardo ruppe il silenzio. «Non possiamo più aspettare. Marcello Gatti è coinvolto, dobbiamo affrontarlo. Lui sa qualcosa, e finora ha scelto di tacere.»
«Un confronto diretto?» chiese Aurora, titubante. «E se cercasse solo di depistarci?»
«È possibile, ma non abbiamo alternative. Più aspettiamo, più rischiamo che altri pezzi di verità scompaiano. O peggio.»
La decisione venne presa senza altre parole. La notte stessa, Leonardo fece preparare la barca: Marcello viveva in una villa sulla costa opposta, un edificio austero che da lontano sembrava una sentinella, sempre vigile sul mare.
Il viaggio fu breve. Le onde scure si frangevano contro la prua, e Aurora, avvolta in un mantello, sentiva l’umidità salire dalle profondità del mare. Leonardo sedeva accanto a lei, lo sguardo fisso sull’orizzonte.
«Se davvero Gatti custodisce questi segreti,» disse Aurora, rompendo il silenzio, «perché rischiare tanto? A chi giova nascondere un matrimonio vecchio di secoli?»
Riccardo si voltò verso di lei. «A chi ha ereditato, Aurora. A chi basa la propria influenza su una verità monca. La genealogia è potere. Sempre.»
«E, quindi, a te.» dedusse confusa Aurora.
«Non solo... evidentemente.» replicò Leonardo.
Quando raggiunsero la villa di Marcello, la notte era ormai fonda. La costruzione li accolse con la sua imponenza fredda: colonne severe, finestre alte come occhi che spiavano nell’oscurità. Un domestico aprì il cancello con riluttanza, e in breve furono introdotti nello studio del padrone di casa.
Marcello Gatti li attendeva già. Seduto dietro una scrivania imponente, sembrava parte integrante dei mobili antichi e delle carte ordinate in fascicoli.
«Leonardo,» disse con un tono che era insieme cortese e distaccato. «E signorina Aurora. Non mi aspettavo una visita a quest’ora. Devo dedurre che abbiate trovato qualcosa.»
Aurora strinse il certificato tra le mani, incerta se mostrarlo. Leonardo le fece un cenno e prese la parola. «Abbiamo trovato un documento. Un certificato di matrimonio, datato 1485. Maddalena de’ Medici e Giacomo.»
Un lampo attraversò lo sguardo di Marcello, rapido ma inequivocabile. Non fu sorpresa.
«Capisco,» mormorò, intrecciando le dita sul tavolo. «E immagino pensiate che io sappia qualcosa.»
«Non solo pensiamo,» ribatté Leonardo, «ne siamo certi.»
Marcello rimase in silenzio per qualche secondo, poi sospirò profondamente. «Ci sono verità che non dovevano emergere. Perché minacciano equilibri costruiti in secoli. Maddalena e Giacomo non erano solo una coppia di amanti legittimi. Erano un punto di rottura. Se la loro unione fosse stata riconosciuta, l’eredità dell’isola e delle famiglie ad essa legate avrebbe preso un corso diverso. E qualcuno, allora come oggi, non poteva permetterlo.»
«Chi?» chiese Aurora con un filo di voce.
Marcello la fissò, lo sguardo duro come pietra. «Non sono io a doverlo dire. Ma sappiate che non siete i primi a inseguire queste ombre... e che chi lo ha fatto prima di voi non ha avuto fortuna.»
Il vento della sera portava con sé l’odore del mare e il rumore ritmico delle onde che si infrangevano contro gli scogli. Tornati alla dimora De Medici con poco più di un pugno di mosche, Aurora e Leonardo si erano ritrovati nello studio della villa, il documento latino ancora spiegato sul tavolo.
«Se questo atto è autentico,» mormorò Aurora, osservando con attenzione i sigilli e la calligrafia, «allora significa che la discendenza non è quella che si è sempre creduto. E la tua famiglia non è l’unica a poter vantare un legame con i Medici.»
Leonardo rimase in silenzio, le mani intrecciate dietro la schiena. Aurora lo fissò, intuendo il conflitto interiore che lo agitava: sapeva bene che quell’eredità, se riconosciuta, avrebbe potuto minare il suo nome e la sua posizione.
Fu in quel momento che Piero, l’anziano domestico, bussò piano alla porta ed entrò con un’espressione grave. Portava con sé una busta ingiallita, che teneva come fosse un oggetto sacro.
«Devo mostrarvi qualcosa,» disse con voce roca. «Questa lettera apparteneva a mio padre. Me l’ha consegnata in punto di morte, ordinandomi di custodirla fino al momento in cui la verità fosse tornata a galla.»
Aurora si fece avanti con il cuore accelerato. Leonardo prese la busta e, dopo un istante di esitazione, la aprì con cura. All’interno c’era un foglio scritto in latino, ma con una postilla in volgare che spiegava l’essenziale: Giacomo, marito segreto di Maddalena, era stato costretto a lasciare l'isola di San Michele per proteggere la donna e il figlio nato dal loro legame.
«Il figlio...» sussurrò Aurora, quasi senza fiato. «la discendenza che non si è mai spezzata.»
Piero annuì. «Mio padre diceva che vi era un giuramento, un patto silenzioso tra chi rimase fedele alla memoria di Maddalena. La sua stirpe non è mai stata estinta. Ed è per questo che Carlo non vuole che la verità emerga.»
Il nome di Carlo cadde nella stanza come una pietra in uno stagno. Tutti compresero immediatamente: se davvero Carlo fosse legato a quella discendenza, la rivelazione avrebbe capovolto ogni equilibrio.
Elisa serrò la mascella. «Dobbiamo muoverci subito. Se Carlo ha capito che stiamo arrivando alla verità, potrebbe tentare qualunque cosa per fermarci.»
Leonardo si voltò verso Aurora «Non possiamo fermarci ora. La chiave è sulla costa, là dove Giacomo avrebbe trovato rifugio. Lo dice anche la lettera.»
Aurora annuì. La ricerca non era più soltanto un’indagine storica: era la vita di intere generazioni che premeva alle loro spalle, chiedendo giustizia e memoria.
Fu deciso che sarebbero partiti quella notte stessa, con il motoscafo della villa, per raggiungere la costa.
Le luci della villa rimasero accese mentre scesero al piccolo molo privato. Il mare era mosso, e il buio della notte sembrava più fitto del solito. Aurora, stringendosi al braccio di Leonardo, si voltò un istante verso la villa che svettava alle loro spalle: aveva la sensazione che quel luogo non sarebbe mai più stato lo stesso, una volta tornati.
Il vento proveniente dal mare soffiava forte lungo la scogliera, sollevando spruzzi salati che arrivavano fin sotto il sentiero. Aurora camminava accanto a Leonardo, mentre Piero li seguiva con la sua andatura lenta.
«È qui» disse l’anziano, fermandosi davanti a un anfratto semicoperto dalla vegetazione. «Mio padre mi ci portava da ragazzo, ma non mi aveva mai detto cosa custodisse. Ho capito da solo che c’era qualcosa di proibito, qualcosa che riguardava la famiglia.»
Aurora si chinò per spostare i rami secchi che ostruivano l’entrata. L’odore di umidità e pietra antica la investì non appena varcarono la soglia. Dentro, la luce della torcia rivelò una piccola cripta scavata nella roccia, con nicchie laterali.
Sulla lastra centrale c’era un cofano di legno, sigillato con un vecchio lucchetto arrugginito. Leonardo lo fissò a lungo, poi, con un colpo secco di piede, spezzò il chiavistello. L’interno rivelò fascicoli ordinati con cura, avvolti in tele cerate per proteggerli dall’umidità.
Aurora ne prese uno e, con mani tremanti, aprì il fascicolo più vecchio. «Sono registri contabili… ma non di Maddalena. Sono molto più recenti. Guarda: società di copertura, flussi di denaro, firme di Gatti.» deglutì «Una rete di traffici di denaro illeciti.»
Piero, in silenzio, abbassò lo sguardo. «Vi avevo detto che Carlo aveva scoperto qualcosa di terribile. Temeva che fosse legato alla sua stessa famiglia, e in parte aveva ragione. Non era un caso che Marcello fosse coinvolto in alcuni dei fascicoli che Carlo aveva trovato.»
Aurora alzò gli occhi, colpita da un lampo di memoria: la frase di Riccardo negli appunti recuperati nella casa di pietra. “Il nome che torna sempre è quello di Gatti. Ma non agisce solo. Qualcuno molto vicino a Carlo tiene le fila.” «Eppure… manca ancora qualcosa. Maddalena. La verità sul suo matrimonio con Giacomo. È lì che tutto ha avuto origine. Se non capiamo quel punto, resterà sempre una falla.»
Leonardo la guardò intensamente, come se leggesse i suoi stessi pensieri. «Hai ragione. Sappiamo chi ha manipolato la storia nei secoli successivi, ma non sappiamo ancora perché Carlo fosse così disperato nel volerla seppellire. .»
Aurora serrò i pugni, decisa. «Allora dobbiamo tornare alla villa. È lì che tutto è cominciato e lì, forse, troveremo l’ultimo tassello.»
La villa di San Michele sembrava avvolta in un silenzio irreale. Dopo le tensioni dei giorni precedenti, ogni scricchiolio del legno, ogni sussurro del vento contro le finestre, pareva amplificato. Aurora percorse il corridoio con passi incerti, seguita da Leonardo.
Arrivarono nello studio, dove i registri e i documenti erano stati sparsi sul tavolo durante le ore frenetiche di ricerche. Aurora si chinò, posando con delicatezza il certificato di matrimonio che avevano rinvenuto: il foglio ingiallito, il sigillo antico, le firme che testimoniavano un’unione segreta, siglata nel lontano 1485.
Leonardo la raggiunse, inclinando la lampada sul documento. «Abbiamo letto e riletto ogni riga. La data, i nomi, il sigillo… cosa ci sfugge?»
Aurora passò lentamente il dito sulla carta, come se il contatto potesse svelare ciò che l’occhio non riusciva a cogliere. Poi lo vide. Un dettaglio che fino a quel momento era sembrato marginale: il nome del testimone.
«Lorenzo Gatti» mormorò.
Leonardo si irrigidì. «Un Gatti? Testimone di nozze?»
Aurora annuì, il cuore che batteva più forte. «Non era un semplice notaio, non in quel momento. Maddalena non ha solo sposato Giacomo per amore. Ha fatto qualcosa di molto più grande: ha stretto un patto con i Gatti. Quel matrimonio non sanciva solo un’unione segreta, ma un vincolo legale; Maddalena lo scelse come testimone di quel matrimonio per assicurarsi che il segreto fosse vincolato a qualcuno di fidato. Qualcuno che avrebbe dovuto proteggere il loro legame e, di riflesso, ogni discendente di quella unione. Ecco perché hanno custodito questo segreto con tanto zelo. Ecco perché il segreto del matrimonio si è intrecciato nei secoli con i loro interessi.»
Un silenzio pesante calò nella stanza. Leonardo passò una mano fra i capelli, sconvolto. «Quindi i Gatti non erano semplicemente collaboratori… una messa in scena? O almeno, una collaborazione incatenata a un compromesso antico.»
Aurora lo guardò negli occhi. «Carlo non era ossessionato dal segreto in sé. Lo tormentava la verità: sapere che la sua famiglia non era solo custode di un giuramento nascosto, ma anche carnefice. Un patto che nasceva dall’amore proibito di Maddalena, ma che nel tempo si era trasformato in una catena. Da qualche parte ho letto che Giacomo era un Vercellini, un ramo secondario della borghesia locale, da generazioni al servizio dei nobili De’ Medici nella villa di famiglia. Il notaio Marcello Gatti aveva curato gli interessi legali e patrimoniali di questa famiglia negli ultimi decenni. In passato, i De Medici avevano affidato alla famiglia di notai Gatti la gestione fiduciaria di beni, conti e documenti relativi ad eredità, comprese quelle legate alla linea dei servitori della famiglia De’ Medici, da cui discende Carlo.»
Mentre parlava, un brivido gelido attraversò la stanza. Aurora trattenne il respiro: un fruscio, simile a un abito che sfiora il pavimento, riempì l’aria.
Dalla finestra socchiusa, nella luce lattiginosa della notte, emerse la figura diafana di Maddalena. Il suo volto, questa volta, non era tormentato. I tratti apparivano sereni, gli occhi scintillavano di una malinconica dolcezza. Attorno a lei, un’aura sottile sembrava vibrare come una benedizione.
Aurora si alzò lentamente, senza distogliere lo sguardo. «Era questo ciò che volevi… che scoprissimo il tuo segreto e ciò che ne è derivato?»
Lo spettro inclinò appena il capo, un gesto silenzioso che conteneva più parole di mille discorsi. Non c’era rabbia, non c’era condanna: solo gratitudine, e forse un addio.
Leonardo si inchinò istintivamente, come se quella presenza meritasse un rispetto antico. Aurora, invece, avvertì un calore inspiegabile attraversarle il petto, come se Maddalena avesse posato su di lei lo stesso fardello che per secoli aveva custodito in solitudine.
La figura svanì lentamente, dissolvendosi in una scia luminosa che si disperse nell’aria, lasciando dietro di sé un silenzio nuovo, colmo di pace.