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Il tendone rosso

Parte sesta

Il gruppo avanzava nella neve, tra alberi alti e silenziosi.
Sabrina camminava accanto ai genitori, incantata: il bianco della neve si mescolava al verde scuro della foresta, e i raggi di sole filtravano tra i rami creando riflessi come gemme colorate.

Sembrava di essere dentro una favola.

E poi accadde qualcosa che Sabrina non avrebbe mai dimenticato.
Forse era un sogno, o forse la magia del Natale.

Tra i cespugli e i tronchi, piccoli animali facevano capolino: un pettirosso che cinguettava saltando da un ramo all’altro, uno scoiattolo che lasciava minuscole impronte sulla neve, un cerbiatto che annusava l’aria e poi si voltava, quasi per invitarli a seguirlo.

Sabrina lo fece.
E per un attimo si sentì come Biancaneve, scortata da un intero popolo del bosco.

Dopo un lungo cammino, il sentiero si aprì su un’ampia radura.
Lì, al centro, li attendeva una grande struttura di legno coperta da un telo rosso porpora che brillava sotto la neve: un gazebo enorme, con un solo lato aperto e un drappeggio elegante che faceva da ingresso.

«È l’area picnic!» esclamò Carlo, incredulo.

Pepe, un piccolo elfo con un cappello verde e una sciarpa a righe, correva avanti e indietro sistemando le ultime cose. Quando vide la comitiva, corse loro incontro.

«Ben arrivati! Sono Pepe, aiutante di Babbo Natale!» disse tutto d’un fiato. «Entrate, entrate pure! Babbo Natale sarà presto qui da voi!»

Quando Sabrina varcò la soglia del tendone rimase senza parole.
All’interno, la struttura era immensa — molto più grande di quanto sembrasse dall’esterno.

I tavoli erano apparecchiati con tovaglie bianche e piantine di Stelle di Natale al centro. I piatti e i bicchieri sembravano di cristallo di ghiaccio.
E in mezzo al gazebo, svettava un albero di Natale enorme, decorato con pigne, bacche rosse, fiocchi di neve e mille luci che pulsavano come stelle vive.

L’aria profumava di cannella e cioccolata.

Sabrina uscì un momento e fece il giro intorno al tendone.
Fu allora che se ne accorse.

Da fuori, il gazebo era piccolo — non più grande di un normale rifugio da giardino. Ma dentro, era come entrare in un salone da palazzo!

Corse da sua madre e la tirò per la giacca.
«Mamma! Hai visto? Fuori è piccolo, ma dentro è enorme!»

Marta le sorrise e si chinò per sussurrarle all’orecchio:
«È la magia del Natale, amore mio. Proprio come gli animaletti che ci hanno guidati fin qui.»

Sabrina la guardò con gli occhi spalancati.
Allora non era stato un sogno. Anche la mamma li aveva visti.

Il cuore le batteva forte per l’emozione.

Ma mentre si guardava intorno, notò qualcosa di strano.
C’erano persone che non aveva mai visto prima. Figure che si muovevano silenziose, come se sapessero esattamente cosa fare.

Sabrina si avvicinò al padre e lo tirò per la manica.
«Papà… chi sono quelle persone?»