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La notte del dono nascosto
Parte settima
Quella mattina Franco si svegliò con un buon umore che non provava da molto tempo.
Si accorse perfino di fischiettare canzoncine di Natale mentre lavorava, proprio come faceva da ragazzo.
Si era alzato di buon’ora, aveva tagliato la legna, spalato la neve caduta copiosa durante la notte e preparato una colazione più abbondante del solito. In fondo, era un giorno speciale.
Quando Babbo Natale scese in cucina, trovò Franco ben vestito, con la barba curata e i capelli pettinati.
C’era nei suoi occhi una luce diversa, vivace, quasi festosa.
Babbo Natale lo osservò in silenzio, poi si sedette a tavola e mangiò il pasto caldo che gli era stato preparato.
Finita la colazione, tirò fuori dalla tasca la busta che aveva provato a consegnargli la sera prima e la posò con calma sul tavolo.
Ringraziò per l’ospitalità e salì in camera a raccogliere le sue cose.
Franco rimase solo.
Guardò a lungo quella busta, rigirandola tra le mani. Poi, finalmente, la aprì.
L’invito era per un pranzo di Natale in un luogo poco distante — un posto che conosceva bene.
“Che strano…” pensò. “Non è proprio un posto dove mi aspetterei di festeggiare.”
Ci rifletté a lungo. Se Babbo Natale in persona si era preso la briga di invitarlo, doveva trattarsi di qualcosa di speciale.
E poi… da quanto tempo non passava il Natale in compagnia?
Quando Babbo Natale tornò giù con il suo sacco, Franco gli rivolse un sorriso esitante.
«D’accordo, Babbo Natale, ti accompagnerò fino al luogo indicato sulla lettera… ma solo per essere sicuro che tu non ti perda di nuovo!»
«Come vuoi, Franco!» rise Babbo Natale. «Io sono già felice di non andarci da solo.»